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Dopo essersi proclamato , in campagna elettorale il "presidente crypto" e aver detto anche di voler comprare Bitcoin e altre cryptovalute (stiamo aspettando l'annuncio) come strumento contro il debito pubblico americano, Donald Trump ha scatenato un effetto "pump" su Bitcoin subito dopo la sua elezione. Tuttavia, con l’annuncio di una nuova ondata di dazi sulle importazioni di alcuni paesi stranieri, i mercati hanno subito una brusca inversione di tendenza, colpendo non solo le azioni, ma in particolare il mondo crypto.
Il presidente ha firmato ordini esecutivi imponendo una tariffa del 25% su tutti i beni importati dal Canada e dal Messico, oltre a una tassazione del 10% su tutte le importazioni dalla Cina. La risposta di Pechino non si è fatta attendere: il ministero del Commercio cinese ha annunciato aliquote del 15% su carbone e gas naturale liquefatto statunitensi, nonché un 10% aggiuntivo su petrolio, attrezzature agricole e alcuni veicoli di grossa cilindrata americani. Questi dazi entreranno in vigore a partire da lunedì 10 febbraio.
Il risultato è stata una vera e propria guerra dei dazi globale, che ha avuto effetti devastanti sui mercati finanziari e, soprattutto, su quello delle criptovalute.
Bitcoin, dopo essersi stabilizzato da tempo introno ai 100.000 dollari , è crollato del 10%, scendendo fino a sfiorare i 90.000 dollari. Tuttavia, il colpo più duro è stato inflitto alle altcoin, molte delle quali hanno subito perdite ben superiori. XRP e Dogecoin, ad esempio, sono inizialmente saliti del 20% sulla scia della speculazione, per poi crollare nuovamente quando le tensioni tra Stati Uniti e Cina hanno scosso il mercato crypto.
Nonostante la narrativa della decentralizzazione, il mercato delle criptovalute ha reagito in modo simile ai mercati finanziari tradizionali. Gli investitori, preoccupati per le conseguenze economiche della guerra commerciale, hanno iniziato a liquidare le proprie posizioni per proteggere il capitale. Questo fenomeno ha evidenziato ancora una volta la correlazione tra Bitcoin e il sentiment generale del mercato finanziario, soprattutto dopo l'approvazione degli ETF da parte di grandi colossi di Wall Street come Blackrock.
Molti analisti ritengono che questo conflitto commerciale vada oltre la semplice questione dei dazi e sia, in realtà, una lotta per il controllo della finanza globale e delle catene di approvvigionamento. Se gli Stati Uniti continueranno a inasprire le tensioni, la Cina potrebbe accelerare i suoi sforzi per ridurre la dipendenza dal dollaro e promuovere la propria valuta digitale della banca centrale (CBDC). Inoltre, Pechino potrebbe rafforzare la propria presa su settori chiave come la tecnologia, la produzione industriale e l’energia.
Diciamo che questa sfida dei dazi, infondo è una risposta all'introduzione di Deepseek R1, che oltre ad aver mandato KO il Nasdaq, ha messo in cattivissima luce la nuova amministrazione Trump che, con il progetto Stargate, ha stanziato 500 miliardi di dollari per le AI, date direttamente a Sam Altman e soci.
In tutta questa situazione, noi Europei stiamo a guardare: certo, dei dazi contro di noi non ci farebbero certo piacere, soprattutto per le nostre esportazioni tradizionali di alta qualità, pensiamo per esempio al cibo e alla moda Made In Italy, però dall'altra parte, non stiamo quasi più producendo nulla, facciamo fare tutto alla Cina, quindi dei dazi USA contro l'Europa sarebbero solo il colpo di grazia verso un continente sempre più vecchio e irrilevante a livello mondiale, se non per il turismo.
Grazie dell'attenzione e alla prossima.
Immagine realizzata con Grok
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