Questo mio racconto si perde ormai in un tempo lontano, in quanto i fatti che ho il piacere di raccontarvi risalgono addirittura a 52 anni fa, e precisamente al giorno del mio 6° compleanno, quando ricevetti un regalo da parte di mia madre...
6 anni, età dell'infanzia, di lì a pochi mesi sarei andato a scuola, anche se sapevo già leggere e scrivere perfettamente, effettuare moltiplicazioni, divisioni, somme e sottrazioni a mente e con foglio e penna, per cui ero, sotto il punto di vista dell'apprendimento, decisamente avanti rispetto alla mia età, al contrario sullo specifico punto che voglio oggi sottoporre alla vostra attenzione non ero così sveglio, così intelligente, così sul pezzo...
Parlavo poco sopra del giorno del mio compleanno, vengo da una famiglia comunissima, gente contadina che è scesa dalle colline dell'entroterra per cercare condizioni migliori di vita in una città in espansione come era anche allora Rimini, con mille sacrifici avevano costruito la casa dove ero nato e cresciuto fino a quel momento, che aveva sempre bene in mente il valore dei soldi, che si sudavano con tanta fatica, mio padre era un muratore specializzato, mia madre si arrangiava con l'andare a fare la stagione alla pensione d'estate cercando di arrotondare le entrate con il lavoro di sarta in casa, erano entrate modeste che in ogni caso erano significative, perché tra non poche difficoltà si tirava avanti, arrivando alla fine del mese senza particolari patemi d'animo ma con pochi soldi rimanenti nelle tasche, in un'ottica del genere, giusto per spiegare le circostanze in cui si sviluppa il mio imminente racconto, mia madre decise per il giorno del mio compleanno di regalarmi 1,000 lire, se non ricordo male erano della versione precedente a quella che vedete nell'immagine d'ingresso, 1.000 lire che certamente erano state sudate e risudate...
Me li diede in mano, sapeva che ero già sufficientemente responsabile affinché li andassi a riporre in qualche luogo di mia fiducia, con la mente mi rivedo in casa, momentaneamente da solo, in questo pomeriggio d'estate, che guardavo e riguardavo queste millelire, perché c'era qualcosa che non mi andava a genio, più le guardavo, più non mi piacevano, anzi, nella mia piccola testolina mi facevano addirittura schifo, perché a mio modesto avviso non erano belle, non era uno di quei biglietti freschi di stampa, ma era una banconota piuttosto vissuta, che certamente era passata di mano tante volte, che aveva viaggiato parecchio, e che il tempo aveva logorato parzialmente perché non era più perfetta come in origine, era pur sempre un biglietto valido e utilizzabile per qualsiasi pagamento in quanto non mancavano componenti importanti per la sua regolarità, il suo unico peccato era quello che si presentava male, che era brutta, per cui non trovai nulla di meglio che buttarla dalla finestra della cucina, perché non mi piaceva...
Passò un po' di tempo, mia madre rientrò in casa, e le passò per la testa l'idea di chiedermi dove avessi messo i soldi che mi aveva regalato, solo per sincerarsi che non li avessi persi o altro, sentendo le mie risposte evasive insistette, finché non mi fece confessare che li avevo gettato dalla finestra della cucina...
Penso che, a memoria, mia madre non abbia mai alzato le mani verso me, erano tempi in cui una pacca sul sedere, oppure una tozza in testa, se non un bello schiaffone in pieno viso erano all'ordine del giorno, ma un po' per il mio carattere che non attirava particolarmente i rimproveri e le attenzioni fisiche di cui sopra, un po' perché mia madre aveva un sistema educativo che non metteva al primo posto l'uso di quella specie di piccola violenza domestica, anche in quel caso non mi fece nulla, non alzò le mani né tanto meno la voce, ma mi fece una ramanzina, diretta diretta, della quale non ricordo perfettamente le parole, ma la sensazione che provai fu quella di essere una piccola testa di cazzo, un pezzo di merda, irriconoscente e irriguardoso verso chi, con tanta fatica, aveva guadagnato quelle millelire sudate e me le aveva regalate con il cuore e il sacrifico, ma non persi assolutamente tempo, mi fiondai al piano di sotto, vagamente rammento di essermi sbucciato un ginocchio per saltare sulla finestra del piano inferiore e salire sul piano del garage dove erano miseramente cadute quelle millelire, ma state pur tranquilli che se fino a quel momento lì non avevo ancora un'idea molto precisa dell'intrinseco valore dei soldi, da quel mio compleanno dei 6 anni imparai una di quelle lezioni che ti segnano talmente in profondità che ti accompagnano per tutta la vita, perché non si deve essere schiavi dei soldi, del potere economico che deriva dal loro possesso, ma ci vuole rispetto, profondo rispetto per il denaro, soprattutto se viene dal sudore, dalla fatica e dalla difficoltà del suo stesso risparmio...