Post 39
Anche il giorno dopo arrivò, un buon caffè caldo preparato da Cecilia mi ristorò. Mi aveva raccontato di quanto mi fossi agitato durante la notte e che secondo lei questa situazione che ormai andava avanti da quasi un anno mi avesse portato ad lieve esaurimento nervoso.
In effetti era vero, ero stanco. Troppi pensieri, tutti uno sopra l’altro, senza mai respirare, troppi cambiamenti. Nel frattempo avevo sentito i colleghi, ci saremmo visti da lì a poco in commissariato.
Mi preparai ed uscii di casa, salutai Cecilia e le promisi che la sera saremmo usciti a cena fuori. Durante il tragitto feci un incontro piacevole, era da un poco che non la incontravo e ne fui piacevolmente sorpreso.
Era la signora Abbotti!
-Signora carissima come sta?
-Oh carissimo signor Battaglia, qual buon vento, negli ultimi mesi è stato introvabile. Spero tutto bene!
-Sì signora, va tutto bene, nei limiti diciamo, i soliti problemi, ma per il resto non mi lamento, vorrei solo partire per un poco e rigenerarmi totalmente.
-Battaglia, lo so, so come stanno andando le cose col caso, la storia di Elena è sulla bocca di tutti, povera ragazza che brutta fine, per voi arrivare ad una soluzione diventa sempre più complicato.
-Già purtroppo è così, ho come l’impressione che non daremo mai un nome all’assassino di Dante.
-Povero ragazzo. E poveri tutti. Sa, penso sempre che, indipendentemente da chi abbia fatto cosa, in queste situazioni si esce tutti perdenti. Anche io, che non sono stata utile se non per poco cose, mi sento una perdente. È il dovere di ogni società civile sostenersi a vicenda mentre invece ognuno di noi persegue solo il proprio interesse individuale. Sa Battaglia il mondo lo sa quanto alla fine ci si stanchi di cambiarlo e tutti, o prima o dopo, tirano i remi in barca. Tutte le persone che ha incontrato venendo qui, compresa me, sono tutte perdenti…
-Ed io non sono da meno, un perdente tra i perdenti. La vita è una lotta a chi perde meno ma non produce mai vincitori.
-Esattamente Arturo…è proprio così.
-Grazie signora, di tutto.
-Grazie a lei Battaglia, Arturo, pensi un poco a se stesso, avrò piacere di rivederla quando il suo cuore avrà deciso di trovare pace.
L’abbracciai e corsi via.
Arrivai, dolcemente provato dalla breve chiacchierata con la signora Abbotti, in commissariato, non feci nemmeno in tempo ad entrare negli uffici che ricevemmo una telefonata importante dall’ospedale. Ci chiesero se potessimo andare da loro perché dovevano darci qualcosa che avevano trovato.
Ci recammo subito sul posto, ci dissero che una inserviente di prima mattina, mentre stava facendo le solite pulizie di routine aveva trovato una carta arrotolata nell’intercapedine tra il termosifone e la finestra che si trovava sopra. In un primo momento avrebbe voluto buttarlo via, poi si era accorta che vi fosse scritto qualcosa ed un disegno e quindi incuriosita l’avrebbe aperto. Dopo averlo letto aveva chiamato i dottori di turno e sconvolta avrebbe aggiunto che non avrebbe detto niente a nessuno ma che era necessario chiamare la polizia.
E cosi fecero.
Prendemmo questo biglietto e cominciammo a leggerlo…