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Conclave racconta il processo di elezione di un nuovo pontefice, partendo dalla scomparsa del precedente. Uno degli aspetti che rendono interessante questo genere di storie è tutta la procedura e i rituali organizzativi che richiede l'intero processo di nomina del nuovo pontefice. Qualcosa che già mi aveva affascinato con Angeli e Demoni di Dan Brown e che ora torna, senza tutta quella patina un po' da fantascienza.
I registri narrativi sono molteplici. C'è il procedurale, il giallo, il politico e l'impegnato/di denuncia in questo film, tutti mescolati insieme, ma senza incasinarli tra loro. Si scivola da uno all'altro senza difficoltà, perché tutti vengono gestiti con pacatezza; la stessa pacatezza che incarna il protagonista della vicenda, interpretato da un bravissimo Ralph Fiennes.
E qui viene la cosa più bella del film. Fiennes è incredibile. La sua interpretazione regge l'intero film, con dei primi piani e una espressività che comunica più del parlato. Il suo Decano che conduce l'intero processo di elezione del Conclave è un uomo, si devoto, ma anche umano, fallace, che riconosce i propri limiti e li accetta. Un uomo al servizio, un amministratore, con la sua crisi di fede.
Fiennes ha dimostrato già tantissime volte di essere un grande attore, meritevole di innumerevoli premi e riconoscimenti in patria e fuori. Per Conclave è candidato all'Oscar come miglior attore e dopo la visione di ieri, la trovo una candidatura assolutamente meritata.
La parte forse un po' mancante del film sono le scenografie. Siamo a Roma, al Vaticano, ma quasi tutto è girato in interni, sconosciuti. Funzionano, per carità, ma danno poco l'idea di essere davvero all'interno della capitale (italiana e pontificia). Questo non inficia minimamente la fruibilità della storia, ma credo che sarebbe stato apprezzato, anche solo per dare maggiore peso e risalto ai fatti narrati.
Ha fatto anche un po' specie il personaggio del cardinal Tedesco, il prelato italiano interpretato da Sergio Castellitto. Bravo nella parte affidatagli, ma forse il problema è stata proprio la parte. Questo suo cardinale conservatore sembra quasi una macchietta senza un suo vero spessore, assolutamente italiano nella gestualità e nel rapportarsi con gli altri cardinali, (con tanto di sigaretta elettronica che ho adorato come tocco umanizzante). Non solo, anche la dissonanza tra l'audio e il parlato fa notare come probabilmente Castellitto abbia recitato in inglese e poi si sia doppiato da solo in italiano. Magari con due ciack in ambo le lingue. Non che ci sia nulla di male, ma si sente la differenza a livello sonoro.
Insomma, il film merita la visione secondo me. La storia non è di quelle che stupiscono, ma funziona e può interessare. Fiennes si mangia l'intero film e solo per lui vale la pena vederlo.
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