Oramai sull'automotive si gioca una partita alquanto paradossale, dove evidentemente i business plan erano, e sono, totalmente fuori fuoco.
Tutto inizia con lo scandalo del Diesel Gate in America, dove la Volkswagen viene beccata a mentire sui dati delle emissioni sui motori diesel. In realtà dietro si nasconde altro a livello politico, perché quella cosa la facevano tutti.
Ma lo scandalo colpisce la Germania, che per motivi sociali si autoinfligge le colpe generando l'ondata anti-diesel prima, e poi quella dell'adozione all'elettrico poi. Come è o come non è, in quello la Commissione Europea cala la scure della famosa data del 2035, dove entro il quale si bandiscono le motorizzazioni endotermiche in fase omologativa.
E qui si crea il vero pasticcio, da una parte le case automobilistiche ci stanno, credendo di fare soldi a palate. La produzione di una vettura elettrica sul piano industriale richiede meno personale e sforzo produttivo, dall'altra ci sono i soldi dei finanziamenti pubblici.
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Ma il business plan è totalmente sbagliato. Le auto elettriche costano parecchio di più, ed anche ci fosse una economia di scala che ne abbassa il prezzo, è proprio il dato di partenza ad essere troppo elevato. Come a dire, anche se girassero solo auto elettriche, ci vorrebbero decenni per arrivare al pareggio di costo produttivo delle endotermiche.
Aggiungiamo poi dati di contorno a cui nessuno ha pensato. La meccanica elettrica non ha praticamente bisogno di manutenzione, si rompe meno e se succede il più delle volte non è risolvibile da un meccanico. Ergo migliaia di attività economiche di riparazione auto andrebbero nel lastrico.
Ancora peggio il sistema distributivo della corrente elettrica non è pronto, non c'è nessun piano industriale. Lo Stato non può rinunciare alle accise che oggi sono sui carburanti, e lo metterà sulla corrente elettrica, tra l'altro con il concreto rischio che questa si calcoli in modo del tutto trasversale, ovvero anche sui consumi di casa.
Il peggio però si è palesato in questi ultimi due anni. Da una parte come abbiamo detto le EV costano cifre improponibili. Gli aiuti di Stato sono inutili oltre che insufficienti. Perché per abbattere il costo di acquisto è necessario un incentivo economicamente sostenuto. I concessionari tendono a fare il gioco contrario, ovvero cercano di intascare l'incentivo e far pagare la vettura al cliente sempre sulla fascia tra i 20-30k.
Siccome le economie di scala non esistono ancora, e come abbiamo detto ci vorranno decenni, le case automobilistiche si inventano la genialata di scaricare parte dei costi sulle vetture endotermiche. Con questa mossa le auto tradizionali costano molto di più, cercando di avvicinare i listini alle elettriche con gli incentivi.
Come se i consumatori fossero dei fessi senza capacità raziocinanti. Se una vettura popolare di colpo aumenta di diecimila euro, anche l'uomo distratto della strada se ne accorge.
Nel 2024 le immatricolazioni del nuovo colano a picco, quelle dell'elettrico praticamente scompaiono. Ma chi sta facendo affari sono i rivenditori dell'usato. Questo mercato ha subito una impennata, seppure anche in questo settore i prezzi siano aumentati.
Con un gioco di parole possiamo dire che il mercato dell'usato è il nuovo "nuovo". E la questione è destinata a diventare surreale, perché ad un certo punto l'usato costerà più del nuovo.
Potrà sembrare un paradosso, ma davanti oltre alla già citata data del 2035 con i problemi irrisolti di cui sopra, a cui si aggiungono autonomie ridotte e tempistiche di ricarica, c'é né un altro. A breve entrerà in funzione il limitatore di velocità obbligatorio sulle nuove omologazioni.
Un altro macigno sul mercato del nuovo. Una pillola da indorare (e pagare) che farà rendere l'usato più appetibile, anche a dispetto di un prezzo simile al nuovo.
Già vi potete immaginare la scena, scintillanti e costose vetture a velocità di codice che si vedono superare agevolmente da "vecchie carrette". Come poi andrà a finire difficile dirlo, ipotizzo un taroccamento del sistema, e se nel caso non ci si riuscisse, finiremo come a Cuba, con le auto degli anni Sessanta riammodernate.
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