In un periodo un po' complicato per me, non riesco a scrivere i post che vorrei. Ad ogni modo uno sulle elezioni americane era d'obbligo e chiaramente vado a parare fuori dal coro.
Come sappiamo ha vinto Donald Trump, come 47° Presidente degli Stati Uniti d'America, dopo che lo è stato come 45°. Pensavo, da come poi lo descrivevano le cronache sui giornali italiani, che fosse la prima volta che accadeva una ri-elezione non contingua. E se questo avrebbe avuto un effetto sul termine dei due mandati.
La risposta invece c'era già. Trump non è il primo e i due mandati, anche se disgiunti temporalmente, rimangono tali. A precederlo è stato Gover Cleveland come 22° e 24° presidente nel 1885 e poi nel 1893. Tra l'altro con situazioni accessorie pre-presidenziali non molto dissimili dall'attuale. Ci fu uno scandolo sessuale anche per lui, gestito però con la brutalità patriarcale del tempo.
Per certo nella fine del 1800 la comunicazione era ben diversa da quella in tempo reale che viviamo oggi. E anche l'opinione pubblica aveva una ricezione e assorbimento di quanto sentiva o leggeva, totalmente diversa.
Le elezioni americane diventano ad ogni "giro di giostra" più mediatiche, sebbene poi a dispetto delle nostre, i comizi in pubblico ancora li fanno. Il proiettile schivato per un soffio da Donald non sarebbe stato possibile in un teatro. Difficile da stabilire se sia vero o meno, ma probabilmente è stato proprio un oppositore politico a regalare la vittoria con un gesto che poco ha a che vedere con il "democratico" del partito opposto.
Tutto ciò ha una valenza nel suolo americano, ma qua da noi? Mica votiamo... eppure il tam-tam mediatico, le domande volte e le dichiarazioni, anche auto-prodotte, dei nostri politici, sembra quasi che ne siamo parte attiva. Quando invece contiamo zero.
Certo innegabile che gli Stati Uniti, essendo dominus militare ed economico del sistema occidentale, abbiano una rilevanza. Ancora di più se consideriamo che dopo la sconfitta dell'Italia alla Seconda Guerra Mondiale, proprio lo stato americano si è presentato come liberatore del fascismo, anche se non per iterazione diretta ma indiretta.
Tuttavia, ci siamo ben prestati ad essere una colonia e considerando come stanno messi ancora oggi gli stati dell'ex blocco sovietico, direi che fu la scelta giusta. Ammesso che ci fosse mai stata la scelta.
Ma il tempo passa, ad un certo punto bisogna anche andare avanti, a meno che non si debba aspettare un'altra guerra mondiale per cambiare quello status. Sarebbe folle. Forse quel tempo ancora non c'è, da una parte noi ci consideriamo alleati o partner degli Stati Uniti, mentre dalla loro ci vedono come coloni, pure un po' sfigati.
Quindi la trasposizione delle elezioni in Italia la vedo ogni volta come una cosa decisamente posticcia e irrazionale. Come dicono gli inglesi "it is what it is", cioè chiunque vinca poco ci possiamo fare. Appunto, mica votiamo.
Per qualche strambo motivo c'è una trasposizione degli schieramenti politici a quelli nostrani. Beh certo uno ha quasi lo stesso nome, ovvero Partito Democratico. Peccato che se prendessimo Biden, o anche Obama, tout-court dalla White House e lo ficcassimo a Palazzo Chigi, risulterebbe più fascista di Mussolini.
La Presidenza e la politica americana sono contestuali al loro mondo, non al nostro. Quindi ho trovato divertente la notizia di un ottantaduenne del nord-est italiano che si incazza perché ha vinto Trump, anziché la Harris, e si perde nei monti dormendo all'addiaccio ad inizio novembre. Gli dice bene che esiste il riscaldamento climatico, venti anni fa sarebbe schiattato di sicuro.
Posted from my blog: https://blog.tosolini.info/