La comunicazione arrivò in due indirizzi distinti, al mio domicilio, in quanto parte venditrice, e nel negozio, in quanto c'erano i due nuovi soci, si trattava di un foglio, in una carta pregiata, assomigliava vagamente alla carta velina ma più consistente, il mittente, se non ricordo male, era proprio l'Agenzia delle Entrate, oppure un altro organismo statale, ma la cosa più importante era quello che era scritto sopra a quel foglio...
Con frasi molto pompose e altisonanti, più o meno c'era scritta questa cosa, anticipo solamente che avevano impugnato la mia cessione del 50% a un nuovo socio e la costituzione della nuova società...
"Vista la zona di particolare pregio (quale? Nel raggio di 50 metri, gli unici dove c'erano dei negozi o c'erano stati, eravamo gli unici ad essere ancora aperti...), visto l'elevato giro d'affari (nulla di ché, visto e considerato che negli anni seguenti avevamo patito pure un forte calo di vendite), vista la merceologia trattata (non mi rendevo conto di vendere gioielli di altissimo pregio), si ritiene che il valore dell'avviamento non sia congruo con quanto correttamente da noi stabilito, per così si procede con la nuova attribuzione dei valori corretti..."
In buona sostanza, avevano impugnato il valore da noi dichiarato di vendita del 50%, non andando a contestare il valore del magazzino, bensì il valore dell'avviamento, che di lì a qualche anno si sarebbe quasi interamente azzerato, in quanto non esisteva quasi più, causa anche la liberalizzazione progressiva delle licenze, ma occorre anche svelare qualche retroscena, per meglio comprendere quello che effettivamente successe...
Avevamo deciso, proprio a scanso di equivoci e di potenziali controlli futuri, di alzare il livello del valore dichiarato del magazzino, pompandolo di una discreta cifra, mio fratello aveva fatto qualche operazione non chiara, poco prima di morire, per cui concordammo io e il mio socio di gonfiare il valore del magazzino, che avremmo assorbito negli anni a venire, per cui pagai effettivamente poco più di un milione e mezzo di lire per stare dalla parte del sicuro, come a dare un biscottino alla belva sempre vorace dello stato, ma questi bastardi maledetti andarono a toccare un valore che era difficile da contestare, quello dell'avviamento, e qui cascava l'asino, in quanto c'era un vizio iniziale, causato proprio da quella dannata licenza, che aveva tardato ad essere volturata...
Per costituire la società occorreva andare dal notaio, non ricordo bene per quale preciso motivo ma per risparmiare un doppio passaggio, visto che questa licenza non arrivava, post-datammo la costituzione della nuova società al momento dell'effettiva voltura della licenza, per cui la società si creò nel nuovo indirizzo del negozio, invece che nella vecchia sede, con la conseguenza che quei fenomeni dell'Agenzia delle Entrate ipotizzarono l'avviamento nella nuova sede del negozio, trascurando il fatto che c'era già un preliminare di vendita ma soprattutto che la reale che loro avevano descritto esisteva solamente nella loro mente perversa...
Tutto questo clamore venne da noi, inspiegabilmente, sottovalutato, probabilmente spinti dalle parole rassicuranti del commercialista dell'epoca, che disse che avrebbe presentato un ricorso che avrebbe chiarito tutto quello che era effettivamente accaduto, con questa prospettiva non prendemmo più in considerazione quella questione...
Continua...