Non lo vidi mai più, quello che racconterò d'ora in poi mi fu riferito in seguito, da persona fidata, che è stato con lui fino alla fine dei suoi giorni, perché il cancro in questo bastardo, maledetto caso non gli ha lasciato scampo, progressivamente ha attaccato il suo fisico, indebolendolo sempre più, fino al ricovero finale, quando venne portato in quella zona esterna al nostro ospedale, che viene chiamata comunemente casine, sono luoghi dove vieni dolcemente accompagnato e assistito al grande ultimo passo, quello della morte, lui ci entrò ancora abbastanza cosciente, nel senso che capiva quello che stava accadendo, ma fece finta quasi di non comprendere bene quello che stesse realmente accadendo, per non deludere, almeno inizialmente, tutti gli sforzi che le persone che lo andavano a trovare stavano facendo, perché sistematicamente c'era chi gli diceva che lo aspettava per il pokerino serale, chi per la partita a calcetto, chi per vedere il Milan in TV, chi per altro ancora, lui dava corda a questi discorsi, stava al gioco, scherzava con gli interlocutori, finché venne un giorno, un brutto e triste giorno, in cui caddero tutti gli altarini che erano stati costruiti con così tanta difficoltà, e lacrime, perché quando le persone lasciavano quella stanza si mettevano irrimediabilmente a piangere, perché non era giusto che finisse in quel modo, una persona che nella sua vita si era comportata sostanzialmente più che bene, non c'entrava nulla che il cancro lo attaccasse in quella maniera e se lo stesse portando via, in quel luogo senza ritorno, ma la vita è una grandissima inculata in alcuni casi, e questo è uno di quelli, una vera schifezza...
Quel famoso, triste giorno c'erano tre persone al suo capezzale, tre compagni delle partite settimanali di calcetto, che lo stavano punzecchiando sul fatto che aveva rotto il cazzo di stare in quel letto, che lo volevano ancora sul campetto di gioco, a difendere i pali di una porta, in quanto giocava preferibilmente come ultimo difensore, ma non era un bel giorno, nonostante gli abbondanti farmaci che ormai gli somministravano con grande leggerezza perché si era davvero verso la fine, lui ebbe un attimo di debolezza, di fragilità, di profondo sconforto, quando gettò la maschera per quell'ultima recita che non aveva più senso portare avanti...
"Basta, basta per favore, non ce la faccio più a sentire le vostre parole, vi ringrazio, a voi, a tutti quelli che si sono alternati nel venirmi a trovare e rincuorarmi, vi ringrazio veramente tanto, ma è ora di terminare questa assurda messa in scena, perché non sono così cretino e imbecille da illudermi, cosa credete, che quando ho passato quella porta, la porta di questa stanza, non sapessi che per me la fine fosse vicina? Non mi alzerò più da questo letto, non camminerò più, ormai non sento più le gambe, da quanto si sono intorpidite e indolenzite, quando finalmente lascerò questa stanza avrò un lenzuolo bianco sul viso, sono entrato in orizzontale e me ne uscirò in orizzontale, ma per sempre, cari ragazzi, è finita, purtroppo, non volevo che finisse così ma non ci posso fare nulla, non c'è più cura, non c'è più nulla da fare, statemi vicino se potete, perché non ho molta voglia di morire..."
Buon viaggio, caro amico, a distanza di diversi anni te lo dico ancora, non te l'ho potuto dire quando eri ancora vivo perché non ho saputo nulla se non quando la frittata ormai era bella che fatta, confermo che la vita è una vera inculata, quando si mette...
Fine