Riprende il discorso della rilevazione delle misure, che avevo interrotto perché mi ero ricordato di alcuni particolari, era stato anticipato troppo...
Stavo raccontando che la vigilessa era inquieta, si guardava in giro, io stavo raccogliendo l'ennesimo mucchietto di segatura che avevo individuato in giro per il negozio, quando lei puntò dritto sulla rastrelliera, dove c'erano delle file di calze, tutte identiche, suddivise per taglia, ce ne saranno state una trentina circa per ogni gancio-appenderia...
Lei le scorre tutte, una ad una, finché si ferma, io la controllavo ogni tanto con uno sguardo, l'avrei infilzata con una spada se avessi potuto, e mi dice...
"Queste calze sono omaggio?!?!"
Non capisco il senso di quella frase, le replicai...
"No, costano come le altre, ma in che senso sono omaggio??"
"Nel senso che non sono prezzate."
Eravamo soliti rimpiazzare le calze vendute, portando in avanti quelle che erano regolarmente prezzate, mentre dietro inserivamo quelle di scorta, certamente prima o poi avremmo prezzato anche quelle, oppure no, ce n'erano più di una decina, tutte quelle davanti, che erano regolarmente etichettate una ad una...
"Costano come quelle davanti, dove è indicato il prezzo"..., mi affrettai ad aggiungere...
Partì con il suo sermone...
"Non essendo prezzate, io posso presumere che siano gratuite, perché posso scegliere quelle davanti o quelle dietro, non vedendo il prezzo per me sono gratis, oppure posso pensare anche che una volta ultimata la vendita di quelle davanti quelle dietro siano gratis".
Che voglia di mandarla a farsi rompere il culo, proprio folle, cercai la calma, che non c'era, perché tutto quello che stava capitando da tempo in quel negozio era autentica merda, inghiottii il rospo e risposi che lo avrei fatto, non appena finito di ripulire la segatura del taglio delle tavole di legno...
Arrivò finalmente il tanto sospirato disegno mancante, lei, insieme alla collega, partirono con le misurazioni, spuntando tutte le cifre che erano in suo possesso, confrontando i dati con quello che rilevavano, tutto bene finché rimasero al piano inferiore, poi salirono al piano superiore, quello del soppalco, a cui costantemente aveva riservato tutta una serie di occhiate...
Mi stavano ancora girando le palle per la ripresa del prezzo delle calze quando avvertii una frase, del tipo...
"No, guarda, il metro lo sposti indietro, al punto più esterno del soppalco", tirai la prezzatrice in un angolo, presi il cordless del negozio e il foglietto dove c'era indicato il numero di cellulare del capo dei vigili sanitari (lui, il cellulare, ce l'aveva già anche a quei tempi), e mentre vedevo il metro avanzare verso la trave esterna del soppalco, giocai la mia carta...
"Un momento, ferme, la misura la fate dalla fine delle travi di legno, non a filo della putrella esterna".
Avete visto una vipera?? Uguale...
"Lei chi è per dare ordini, lo so io dove devo fare le misurazioni, chi si crede di essere?!?!"
La rabbia era alle stelle, la voglia di finire in galera, perché sarei finito chiaramente in galera, era pazzesca, in quanto le avrei sganciato una bordata in faccia che avrebbe frantumato di netto quei culi di bottiglia travestiti da occhiali che portava, l'avrei accecata e, con tutte le aggravanti, il gabbio non me lo levava neanche un principe del foro, mandai giù l'ennesimo boccone amaro e le ringhiai...
"Io non sono nessuno, se non uno che sta sputando l'anima per avere una voltura di licenza, la faccio conferire con una persona che le indicherà, chiaramente, dove deve mettere il metro..."
Il mio tono era perentorio, troppo deciso, troppo rabbioso per essere un bluff, nonostante i culi di bottiglia vidi un attimo di smarrimento nelle sue azioni, fino a quel momento molto autoritarie e dirette, avvalorato dalla frase che si affrettò a dirsi...
"Chi vorrebbe chiamare??"
"Il capo dei vigili sanitari", e iniziai a comporre rapidamente quel numero...
"Aspetti, chiuda la comunicazione, si fermi".
Feci quello che mi stava chiedendo, guardando sparato negli occhi...
"Per quale motivo, non vuole più prendere la misura sulla trave esterna???"
"E' certo che la misura va presa al termine delle tavole??"
"Sicuro come che domani mattina sorga il sole, sono settimane che facciamo un tira e molla con i vigili sanitari, alla fine ero d'accordo che, nel caso mi fossi trovato davanti un vigile particolarmente solerte, che non si fosse fidato delle mie parole, lo dovevo chiamare, perché ci avrebbe pensato lui a dare opportune istruzioni, questo è il suo numero di cellulare...", e le girai il foglietto di carta, dove era indicato il numero...
Ripeto, troppo sicuro, troppo irruento, troppo determinato a farmi le mie ragioni, avendo mille difetti ma non quello dell'imbecillità, con estrema riluttanza disse alla collega di mettere il metro alla fine delle tavole, controllai la corretta esecuzione della misurazione, avevano sbagliato di qualche centimetro, era necessario perché eravamo veramente al pelo, non ricordo se proprio 3 o 5 centimetri lineari in più avrebbero determinato una superficie complessiva di poco eccedente l'ormai celeberrimo 1/3 delle superficie sottostante, qualche minuto e riportarono il fatto sui loro fogli, ma non ero a posto, non ero contento, chiesi la conferma di quello che avevano rilevato, esattamente identica alla pianta che avevamo rilasciato, per cui, finalmente, pensavo di essere a posto...